Franco Tonello

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Sulla mostra "Iraq, il valore della memoria"

Commenti

Il Prof. Giovanni Benzoni - responsabile del progetto IRIDE, nel febbraio 2008 ha scritto:

Nell’incipit del sito di Franco ( francotonello.it) c’ è, a parer mio, uno degli elementi che rende preziosa questa mostra, Franco scrive di sé : Sono un ex tecnico dell'AGIP (gruppo ENI) Progettista di impianti, piattaforme petrolifere, e ispettore subacqueo. Lavoro che mi ha concesso di operare in particolare; nei mari e nei paesi Medio Orientali. Ora e da molti anni sono rientrato nella mia città a Venezia, posto ideale per dedicarsi ad attività “artistiche”. Con la mia professione, e forse grazie a questa, mi sono dedicato a coltivare con la fotografia.
Questa mostra è il frutto della selezione che Franco ha hatto durante una delle sue ‘ missioni’ in Iraq per conto dell’Eni. Foto come spesso succede destinate a restare nel cassetto , foto che difficilmente superano il giro dei familiari e degli amici, sempre che siano persone che hanno il gusto ed il rispetto almeno dei ricordi. E’ davvero una opera meritoria l’esser riuscito a trasformare tutto ciò in fatto pubblico. Ed è doveroso da parte mia segnalare come l’impegno profuso a realizzare un gruzzolo di ricordi in un discorso che fa immediatamente riflettere sia un’ulteriore conferma della determinazione di Franco. Da me è venuto per vedere se nell’ambito del progetto iride di cui sono responsabile per la fondazione Venezia per la ricerca sulla pace e che ogni anno mi impegna a realizzare una pubblicazione ( l’annuario della pace ) ed un salone dell’editoria della pace, c’era la possibilità di realizzare questo “Iraq, il valore della memoria”. E così abbiamo iniziato un percorso nel quale un po’ alla volta Franco ha dovuto suo malgrado scoprire che avrebbe dovuto fare tutto da solo …. dovendo anche lottare per troppe promesse mantenute a metà. La mostra c’è stata nella sala di san Leonardo a Venezia durante il settimo salone dell’editoria di pace, intitolato in modo troppo sibillino “ odio: fare pace” E da ottobre se la mostra gira, come gira è richiesta ed utilizzata ciò avviene non solo per merito della determinazione dell’autore, ma anche se non soprattutto per la qualità della stessa che persuade i più diversi interlocutori che si sono resi disponibili a promuoverla ed ospitarla.
“Internazionale” ogni settimana pubblica un box, intitolato la guerra in Iraq. In questa settimana ( prima di quaresima) leggo: “numero di vittime dall’inizio della guerra in Iraq (19 marzo 2003). Dati aggiornati alle 16 del 13 febbraio 2008. Iracheni : 81.064-88.511 ; Soldati statunitensi:3.960; Soldati di altre nazionalità :307”. Anche senza chiosare l’inquietante dato che nemmeno i morti sappiamo contare, vista la spaventosa oscillazione dei più , questi sono numeri di morti dovuti esclusivamente alla volontà ed alla decisione di altri uomini, di nessun altro. Le foto qui raccolte ci costringono , in particolare per l’attenzione nella dimensione quotidiana , ai volti degli abitanti di un Iraq trivellato dalle operazioni di ricerca del petrolio, ma non ancora squarciato dalle operazioni di guerra, a cogliere con immediatezza la vittima, le vittime .E quella domanda che nella seconda guerra mondiale è sorta in particolare dai campi di concentramento: ma tu dov’eri, Dio nostro? si ripropone con la stessa forza; ci riguarda, riguarda ciascuno di noi , senza possibilità di stare altrove.La vittima ci interpella e ci chiede dove sei ?
Grazie a Franco che ci costringe col gruzzolo dei suoi ricordi a sostenere domande vere.


Il dott. Pino Musolino, delegato alle Produzioni Culturali per la Municipalità di Venezia - Murano - Burano commenta così la mostra di Febbraio:

Mai come in questi anni le parole hanno lasciato il posto alle immagini.
Migliaia, milioni di immagini che ogni giorno passano davanti ai nostri occhi, fotogrammi che per pochi secondi si fissano sulla nostra retina per poi perdersi nell’indistinto mucchio. Quasi sempre non rimane il tempo di fermarsi a pensare, di analizzare quello che vediamo, di percepire ad un livello più profondo le storie e le vite che dietro quelle immagini si celano. Basta accendere la tv e sintonizzarsi su un qualunque telegiornale, per sentire la quotidiana triste conta dei morti in uno dei tanti posti incendiati da un conflitto, sparsi sul nostro Pianeta.
Di quelle immagini, di quel dolore rimane poco o nulla nelle nostre velocissime, frenetiche esistenze.
Ma vivere, soffrire, gioire, amare, morire è uguale ad ogni latitudine, gli uomini provano le stesse emozioni, sentono le stesse cose, sono fragili nella stessa maniera.
Si può raccontare la guerra in molti modi, raramente si possono trasmettere le ferite e le devastazioni che questa lascia nel profondo degli individui che la subiscono. Con questo lavoro si è provato a farlo, senza intenti didascalici, con la nuda, semplice, dirompente forza delle immagini.
Gli occhi dei bambini sono ciò che colpisce di più.
La luce negli occhi dei bimbi ritratti nelle foto risalenti agli anni Settanta aveva il senso della speranza, della gioia, della voglia di credere in un avvenire tutto da costruire. L’espressione che ogni bambino dovrebbe poter mostrare agli adulti e che ogni adulto dovrebbe impegnarsi a difendere e preservare.
Le immagini che ritraggono i giorni nostri, al di là dell’impatto forte di ciò che immediatamente rappresentano, mostrano bimbi giocare con oggetti di guerra e una vacua espressione dipinta nei loro occhi, priva della vitalità propria dei loro pochi anni.
Nessuno dovrebbe vedere quegli occhi e non sentirsi in qualche modo responsabile, nessuno dovrebbe girare la testa dall’altra parte.
Si è cercato di aprire, senza retorica, una piccola finestra sulle vite di quei bambini, dei loro genitori, del loro Paese martoriato da conflitti ed embarghi da più di 25 anni, con la speranza di instillare un piccolo moto, uno scatto, nell’animo di chi le vede. Lo dobbiamo a loro, ma anche a noi stessi, per conservare la capacità di indignarci e, quindi, la nostra Umanità.


Nota di Roberto Catullo grande fotografo, autore di splendidi libri, e soprattutto un carissimo amico. Grazie Robertino del tuo indispensabile aiuto.

Quando l'amico Franco Tonello mi mostrò le foto che aveva scattato in Iraq negli anni '70, proponendomi di collaborare all'allestimento della mostra "IL VALORE DELLA MEMORIA" la mostra presentata in S. Leonardo a Venezia che ha avuto il privilegio di inaugurare l'apertura della 7a edizione dell' "Editoria di Pace" Accettai con entusiasmo di partecipare alla realizzazione dell'evento.
Immagini da un mondo lontano, sospese nel tempo e nello spazio, raggiungevano infatti il mio presente con l'eco delle voci di vivaci fanciulli, austeri artigiani e mercanti, ma anche con il silenzio dei vasti paesaggi di un Paese oggi profondamente mutato.
Sebbene i negativi e le stampe avessero subito l'usura del tempo, la carica emotiva in esse racchiusa era rimasta intatta colpendomi intensamente.
Cercai quindi di limitare gli effetti del tempo su quelle immagini con il restauro digitale, agendo in modo omogeneo su tutta la raccolta fotografica.
Il risultato del mio intervento sembrò soddisfare pienamente i desideri dell'amico Tonello che ha infatti esposto con successo ingrandimenti di ogni singola foto.
Aver potuto contribuire alla realizzazione di un'idea che si inseriva perfettamente nell'annuale iniziativa veneziana sull'editoria di pace, mi ha riempito di gioia.
Anche per questo, ringrazio infine l'Autore e amico che con sensibilità ha saputo fotografare attimi di serenità irachena e riportarli a nuova vita.


Giulia Ghezzo, laureata con specializzazione in antropologia, per studio visita la mostra di S. Leonardo, il giorno 16/10/2007, e così commenta:

"Benchè l'allestimento si evidenzi frettoloso, si capisce che è provvisorio, lo giustifica anche la brevità di una sola settimana di apertura.
Comunque non toglie assolutamente niente alla emozione che le immagini producono, si nota chiaramente l'esperienza soprattutto di vita di Franco Tonello che ha effettuato quegli scatti, vedo una grande empatia che passa come un fluido tra il fotografo e i soggetti fotografati siano essi bambini o anziani o donne.
Il contenuto di questa mostra è impressionante, impressionante in particolare è il rapporto; malgrado la evidente povertà che la gente di allora non aveva perso la gioia di vivere, il rapporto dicevo rispetto alla situazione attuale che l'Iraq sta vivendo, o forse è meglio dire che sta morendo.
Si raccoglie perfettamente il messaggio che l'autore ha voluto trasmettere.
Da questa mostra ho raccolto parecchio materiale per i miei studi.
Personalmente questa esperienza è stata particolarmente interessante, grazie."


Articoli

Contro le armi gli obiettivi

di Severino Benetelli

Due Circoli Auser, il “Bruno Trentin” di Mestre e di Burano-Mazzorbo, hanno organizzato, a Ca’ Marcello, (dall'8 dic. 07 al 3 feb.08) sede della Camera del Lavoro Metropolitana di Venezia, la seconda mostra fotografica itinerante sull’Iraq, sviluppata in due tematiche: “Il valore della memoria”, con immagini di Franco Tonello e una serie di toccanti foto dell'Iraq attuale ricavate da " internet " e la foto di copertina del libro“Ritratti dall’infanzia insanguinata” di Pino Bertelli. La prima serie di fotografie sono state realizzate da un ex tecnico del Gruppo Eni che, nel corso dei suoi viaggi, ha raccolto a centinaia e per l’occasione ne ha selezionato una settantina, scattate a Bagdhad, Haditha, Rumaila e in particolare a Bassora, per ordinarle nella esposizione. Sono foto del 1973 che ritraggono soprattutto gruppi di bambini, il loro sorriso e la gioia esplosiva che esprimevano, circondati dalla serenità e dalla tranquillità degli adulti, colti nell’atto di svolgere vari mestieri e altre attività giornaliere. Quello era il periodo in cui, a “colpi di stato”, i militari avevano conquistato il potere e il generale Habad assumeva la carica di primo ministro, affiancato dal giovane Saddam Hussein, quale vice presidente. Un regime totalitario che aveva posto delle grosse limitazioni alla libertà di ognuno, tanto che anche i tecnici petroliferi erano seguiti a vista da due baffuti signori. Naturalmente, non si poteva usare la macchina fotografica ma, quando gli “angeli custodi” allentavano la vigilanza, Tonello ne approfittava per mitragliare di scatti, dall’albergo a Bagdhah o dalla Land Rover a Bassora, tutto ciò che attirava la sua attenzione, adesso esposti a Ca’ Marcello. Tutto era difficile, nella negazione delle libertà, eppure quei sorrisi, quella serenità, fissati sulla pellicola, erano sinceri, così veri! Ora, quelle vecchie foto “stridono” di fronte alle immagini di terrore, di distruzione, di dolore e di morte che quotidianamente, attraverso la tv di casa, l’informazione globalizzata dispensa al mondo.
Erano gli anni ’70 e dietro ai ritratti di Tonello, si scorgono nei luoghi e nelle persone, la voglia di vivere che sconfiggeva i limiti imposti dalla povertà e dalle restrizioni. Mentre, nell’Iraq del presente, la situazione è radicalmente diversa.
Al visitatore viene offerto, seppur in modo contenuto, il passato e il presente di un Paese e di un popolo che, dal resto del Pianeta, si attendono la costruzione di azioni di Pace. Una motivazione forte che Tonello, Bertelli e altri, hanno tentato di interpretare, cogliendo la realtà Irachena usando la macchina fotografica. Ci sono riusciti? Pare proprio di sì!
La prima mostra fatta a Venezia, ha avuto l'onore di inaugurare la settima manifestazione internazionale "L'editoria di pace" che si svolge a Venezia annualmente con l'ottima Presidenza del Prof. Giovanni Benzoni.
Con la prima mostra erano esposte una decina di splendide foto attuali di Pino Bertelli, le istantanee disadorne e toccanti, entro i loro contorni, è fissato il racconto del vissuto dei bambini in guerra. Immagini di estremo dolore e di alienazione, accanto a quella dose di spensieratezza e di incoscienza che l’innocenza riesce ancora a mantenere. Ha colpito la somiglianza di quei volti con i nostri scugnizzi e sciuscià del secondo dopoguerra: un elmetto americano che giganteggia su un volto quasi divertito, a fianco ad un’altra figura con cappello e pistola di plastica nei pantaloni, dalle cui sottili labbra pende, maldestra, una sigaretta spenta. Davanti all’obiettivo scorrono occhi incuriositi, sguardi intimoriti, di un’infanzia di guerra maturata in fretta rubando il tempo ai giochi.


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