Il Prof. Giovanni Benzoni - responsabile del progetto IRIDE, nel febbraio 2008 ha scritto:
Il dott. Pino Musolino, delegato alle Produzioni Culturali per la Municipalità di Venezia - Murano - Burano commenta così la mostra di Febbraio:
Nota di Roberto Catullo grande fotografo, autore di splendidi libri, e soprattutto un carissimo amico. Grazie Robertino del tuo indispensabile aiuto.
Giulia Ghezzo, laureata con specializzazione in antropologia, per studio visita la mostra di S. Leonardo, il giorno 16/10/2007, e così commenta:
Due Circoli Auser, il “Bruno Trentin” di Mestre e di Burano-Mazzorbo, hanno organizzato, a Ca’ Marcello, (dall'8 dic. 07 al 3 feb.08) sede della Camera del Lavoro Metropolitana di Venezia, la seconda mostra fotografica itinerante sull’Iraq, sviluppata in due tematiche: “Il valore della memoria”, con immagini di Franco Tonello e una serie di toccanti foto dell'Iraq attuale ricavate da " internet " e la foto di copertina del libro“Ritratti dall’infanzia insanguinata” di Pino Bertelli. La prima serie di fotografie sono state realizzate da un ex tecnico del Gruppo Eni che, nel corso dei suoi viaggi, ha raccolto a centinaia e per l’occasione ne ha selezionato una settantina, scattate a Bagdhad, Haditha, Rumaila e in particolare a Bassora, per ordinarle nella esposizione. Sono foto del 1973 che ritraggono soprattutto gruppi di bambini, il loro sorriso e la gioia esplosiva che esprimevano, circondati dalla serenità e dalla tranquillità degli adulti, colti nell’atto di svolgere vari mestieri e altre attività giornaliere. Quello era il periodo in cui, a “colpi di stato”, i militari avevano conquistato il potere e il generale Habad assumeva la carica di primo ministro, affiancato dal giovane Saddam Hussein, quale vice presidente. Un regime totalitario che aveva posto delle grosse limitazioni alla libertà di ognuno, tanto che anche i tecnici petroliferi erano seguiti a vista da due baffuti signori. Naturalmente, non si poteva usare la macchina fotografica ma, quando gli “angeli custodi” allentavano la vigilanza, Tonello ne approfittava per mitragliare di scatti, dall’albergo a Bagdhah o dalla Land Rover a Bassora, tutto ciò che attirava la sua attenzione, adesso esposti a Ca’ Marcello. Tutto era difficile, nella negazione delle libertà, eppure quei sorrisi, quella serenità, fissati sulla pellicola, erano sinceri, così veri! Ora, quelle vecchie foto “stridono” di fronte alle immagini di terrore, di distruzione, di dolore e di morte che quotidianamente, attraverso la tv di casa, l’informazione globalizzata dispensa al mondo.
Erano gli anni ’70 e dietro ai ritratti di Tonello, si scorgono nei luoghi e nelle persone, la voglia di vivere che sconfiggeva i limiti imposti dalla povertà e dalle restrizioni. Mentre, nell’Iraq del presente, la situazione è radicalmente diversa.
Al visitatore viene offerto, seppur in modo contenuto, il passato e il presente di un Paese e di un popolo che, dal resto del Pianeta, si attendono la costruzione di azioni di Pace. Una motivazione forte che Tonello, Bertelli e altri, hanno tentato di interpretare, cogliendo la realtà Irachena usando la macchina fotografica. Ci sono riusciti? Pare proprio di sì!
La prima mostra fatta a Venezia, ha avuto l'onore di inaugurare la settima manifestazione internazionale "L'editoria di pace" che si svolge a Venezia annualmente con l'ottima Presidenza del Prof. Giovanni Benzoni.
Con la prima mostra erano esposte una decina di splendide foto attuali di Pino Bertelli, le istantanee disadorne e toccanti, entro i loro contorni, è fissato il racconto del vissuto dei bambini in guerra. Immagini di estremo dolore e di alienazione, accanto a quella dose di spensieratezza e di incoscienza che l’innocenza riesce ancora a mantenere. Ha colpito la somiglianza di quei volti con i nostri scugnizzi e sciuscià del secondo dopoguerra: un elmetto americano che giganteggia su un volto quasi divertito, a fianco ad un’altra figura con cappello e pistola di plastica nei pantaloni, dalle cui sottili labbra pende, maldestra, una sigaretta spenta. Davanti all’obiettivo scorrono occhi incuriositi, sguardi intimoriti, di un’infanzia di guerra maturata in fretta rubando il tempo ai giochi.
Questa mostra è il frutto della selezione che Franco ha hatto durante una delle sue ‘ missioni’ in Iraq per conto dell’Eni. Foto come spesso succede destinate a restare nel cassetto , foto che difficilmente superano il giro dei familiari e degli amici, sempre che siano persone che hanno il gusto ed il rispetto almeno dei ricordi. E’ davvero una opera meritoria l’esser riuscito a trasformare tutto ciò in fatto pubblico. Ed è doveroso da parte mia segnalare come l’impegno profuso a realizzare un gruzzolo di ricordi in un discorso che fa immediatamente riflettere sia un’ulteriore conferma della determinazione di Franco. Da me è venuto per vedere se nell’ambito del progetto iride di cui sono responsabile per la fondazione Venezia per la ricerca sulla pace e che ogni anno mi impegna a realizzare una pubblicazione ( l’annuario della pace ) ed un salone dell’editoria della pace, c’era la possibilità di realizzare questo “Iraq, il valore della memoria”. E così abbiamo iniziato un percorso nel quale un po’ alla volta Franco ha dovuto suo malgrado scoprire che avrebbe dovuto fare tutto da solo …. dovendo anche lottare per troppe promesse mantenute a metà. La mostra c’è stata nella sala di san Leonardo a Venezia durante il settimo salone dell’editoria di pace, intitolato in modo troppo sibillino “ odio: fare pace” E da ottobre se la mostra gira, come gira è richiesta ed utilizzata ciò avviene non solo per merito della determinazione dell’autore, ma anche se non soprattutto per la qualità della stessa che persuade i più diversi interlocutori che si sono resi disponibili a promuoverla ed ospitarla.
“Internazionale” ogni settimana pubblica un box, intitolato la guerra in Iraq. In questa settimana ( prima di quaresima) leggo: “numero di vittime dall’inizio della guerra in Iraq (19 marzo 2003). Dati aggiornati alle 16 del 13 febbraio 2008. Iracheni : 81.064-88.511 ; Soldati statunitensi:3.960; Soldati di altre nazionalità :307”. Anche senza chiosare l’inquietante dato che nemmeno i morti sappiamo contare, vista la spaventosa oscillazione dei più , questi sono numeri di morti dovuti esclusivamente alla volontà ed alla decisione di altri uomini, di nessun altro. Le foto qui raccolte ci costringono , in particolare per l’attenzione nella dimensione quotidiana , ai volti degli abitanti di un Iraq trivellato dalle operazioni di ricerca del petrolio, ma non ancora squarciato dalle operazioni di guerra, a cogliere con immediatezza la vittima, le vittime .E quella domanda che nella seconda guerra mondiale è sorta in particolare dai campi di concentramento: ma tu dov’eri, Dio nostro? si ripropone con la stessa forza; ci riguarda, riguarda ciascuno di noi , senza possibilità di stare altrove.La vittima ci interpella e ci chiede dove sei ?
Grazie a Franco che ci costringe col gruzzolo dei suoi ricordi a sostenere domande vere.